FIAT 600 JOLLY GHIA
Marchio : FIAT
Modello : 600 JOLLY GHIA
Anno : 1958
La Fiat 600 è un’autovettura prodotta dalla casa automobilistica italiana FIAT, costruita dal 1955 al 1969.[2] Viene considerata l’icona del boom economico italiano.Contrariamente a quanto si è talvolta ritenuto, la 600 non fu semplicemente figlia di un intervento per ovviare ai ritardi della presentazione della successiva 500, ma un progetto ragionato, figlio di un lungo studio e di vari progetti alternativi, iniziato già nel 1945 quando venne sottoposta alla FIAT (azionista della SIMCA) un progetto appoggiato dal governo francese di vettura con telaio in alluminio e trazione anteriore. Certamente certe ardite sperimentazioni a cavallo della guerra, furono lasciate da parte quando si delineò il progetto di questa vettura.Riprendendo degli studi d’anteguerra, Dante Giacosa aveva effettuato sin dal 1945 degli studi e delle prove su un progetto chiamato “102” o “400 sperimentale” in cui erano state sperimentate anche la trazione anteriore e le leghe leggere. I pochi capitali a disposizione e la necessità di sostituire le più vetuste “1100” e “1500” d’anteguerra, avevano però rinviato i progetti.Inoltre tali soluzioni presentavano rischi eccessivi per l’elevata innovazione che comportavano e quindi si cercarono strade sì nuove, ma meno spinte soprattutto in funzione dei costi di produzione.
Dopo che nel 1949 e 1951 era stato completato il lancio della “1400” e della “103” poi presentata nel 1953 come “Fiat 1100”, alla FIAT cominciarono a lavorare sull’erede della 500C ossia dell’ultima versione della “Topolino”
Così nel 1951 si ritornò ad analizzare l’ipotesi di una “tutto dietro” o di una “tutto avanti” soluzioni che offrivano risparmi di peso e di costi. La “Tutto avanti” venne scartata per l’opposizione della direzione FIAT e per problemi costruttivi; inoltre Giacosa poteva sfruttare l’esperienza maturata con la Cisitalia per la quale aveva realizzato una piccola vettura da corsa con motore posteriore derivato dal “1100” d’anteguerra, in particolare per il cambio.Anche la Volkswagen con il Maggiolino e la Renault con la 4CV avevano intrapreso con successo la strada del “tutto dietro”.
L’impostazione stilistico-dimensionale della vettura fu definita nel 1951, ma si pose il problema della motorizzazione: inizialmente venne studiato un motore a due cilindri a V di 150° abbinato ad un cambio semiautomatico, come quello della Cisitalia. La soluzione, interessante, venne scartata, perché avrebbe richiesto tempi lunghissimi di sviluppo, mentre l’invecchiamento della 500C era ormai evidente.Dal canto suo, la dirigenza FIAT premeva per l’immediata messa in produzione di un modello economico che potesse sostituire l’ormai obsoleta “Topolino”. Fu richiesto il massimo della sperimentazione con il minimo della spesa. La scelta di forme arrotondate fu fatta invece per risparmiare lamiera (e peso).Fu così che “chiuso in una stanza con un pugno di disegnatori” come ebbe modo di raccontare Giacosa, in pochi mesi venne disegnato un gruppo motopropulsore completamente nuovo, a 4 cilindri verticali, relativamente convenzionale, raffreddato ad acqua e a 4 marce.
Era l’inizio del 1953 e poteva avviarsi la sperimentazione definitiva. La morfologia del motore della prima 600, con i dovuti aggiornamenti ed incrementi di cilindrata, sarà riconoscibile ad un occhio esperto nel propulsore di moltissimi modelli futuri. La sua proverbiale razionalità, robustezza, affidabilità e parsimonia lo renderanno uno dei migliori mai progettati a Mirafiori. Sulla base dei vecchi “100” (633 cm³) e “100D” (767 cm³), nasceranno i motori della 850, 127, Panda 34, Panda 45, Panda 899, Uno 899 e Uno 45, senza contare l’Autobianchi A112 anche nelle versioni Abarth da 982 cm³ e 1 050 cm³ e le SEAT Ibiza e Marbella, solo per citare i modelli più popolari.
Il motore, progetto “100”, da 633 cm³ presentava grandi novità come il collettore di aspirazione integrato nella fusione della testa (grande vantaggio economico) e per la prima volta per FIAT il basamento monoblocco (e non in 4 pezzi saldati insieme come sulla Topolino). Fu un tipo di motore che ebbe vita lunghissima, basti dire che con cilindrate a mano a mano cresciute rimarrà utilizzato sino al 1999, dopo che la produzione era stata spostata in Polonia.La sospensione a balestra trasversale sarebbe stata utilizzata sul posteriore ancora dalla 127 e dalla 128 quasi trent’anni dopo, con il vantaggio di avere l’elemento elastico facente funzione anche di barra antirollio.
Arrischiata ma efficace fu la soluzione del radiatore posto nel posteriore con il ventilatore calettato sulla pompa dell’acqua (un’integrazione di funzione, evidentemente pensata per ridurre i costi).
Il ventilatore lavorava spingendo l’aria contro il senso di marcia (dal dietro verso l’avanti) ma questo non creò problemi insormontabili, grazie anche all’adozione di un convogliatore di gomma aderente al radiatore. La progettazione terminò di fatto a metà 1954 e fu avviato l’attrezzamento delle officine di Mirafiori, dove la vettura sarà prodotta sino alla fine degli anni sessanta.Dal suo progetto base, compresa la cellula abitativa, venne messa in produzione dal 1964 la Fiat 850, quella che ne prenderà il posto come secondo modello base della produzione Fiat dopo la Fiat Nuova 500 e può esserne considerata l’erede. Per quanto riguarda il nome invece, la Fiat lo rispolvererà nel 1998 con la presentazione della Fiat Seicento che non aveva però alcun punto in comune con la progenitrice.